Documentari e Solidarietà: perché TakeMeBack ha scelto il Cinema

I documentari di TakeMeBack non celebrano, ma rivelano. Sono storie vere, lontane dalla retorica, capaci di mostrare la forza autentica del gesto solidale: la presenza, l’ascolto, l’incontro.

Quando si parla di solidarietà, il rischio più grande è quello della retorica.

Il gesto solidale viene spesso raccontato come qualcosa di straordinario, eroico, persino commovente. Eppure, chi la solidarietà la vive davvero — nei villaggi più remoti, nelle scuole senza banchi, tra le mani di chi riceve — sa che la sua forza non risiede nell’eccezionalità, ma nella semplicità.

Non è spettacolo. È presenza.

Per questo TakeMeBack, accanto alle missioni dei suoi Corrieri Solidali, ha scelto di raccontare. Di filmare. Di costruire una narrazione che non celebri, ma riveli. Che non dica: “Ecco cosa abbiamo fatto”, ma piuttosto: “Guarda cosa accade, se scegliamo di esserci”.


I nostri documentari nascono dall’esigenza di dare forma visiva a qualcosa che altrimenti resterebbe invisibile: la trasformazione silenziosa che si compie in ogni missione. Fare solidarietà non significa solo consegnare un oggetto a chi ne ha bisogno. È mettersi in gioco, spostare il proprio centro, attraversare confini che sono geografici ma anche interiori. Ogni Corriere Solidale parte con uno zaino pieno di oggetti utili e torna con qualcosa che non si può misurare: uno sguardo, un incontro, una consapevolezza diversa di sé e del mondo.

Un film come Safara, girato in Tanzania, nasce da questa tensione. Non è costruito su una sceneggiatura, ma su un’esperienza reale. Le immagini non spiegano: suggeriscono. I volti non chiedono compassione, ma attenzione. Il tempo del racconto è lo stesso del viaggio: lento, sincero, fatto di attese, sospensioni, silenzi che parlano più di molte parole.

In un contesto in cui la comunicazione tende a semplificare, a ridurre, a convincere in pochi secondi, noi scegliamo di fare il contrario. Scegliamo di mostrare. Di offrire allo spettatore uno spazio di ascolto, riflessione, immersione. Perché la solidarietà, per essere compresa fino in fondo, ha bisogno di tempo. Di contesto. Di profondità.


È il modo con cui cerchiamo di restituire valore a ciò che oggi rischia di passare inosservato: un incontro tra persone che si riconoscono, anche se lontane. Un gesto gratuito. Un legame che nasce senza pretese e lascia un segno.

Il cinema che facciamo è un’estensione della nostra missione. Non racconta noi, ma ciò che ci attraversa. È un invito a partecipare, non come spettatori passivi, ma come parte attiva di un mondo che può ancora scegliere di essere migliore.

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